BOLOGNA FC - IL GIORNALE DEL TIFOSO

GIACOMO BULGARELLI
Alla memoria del più grande rossoblu di tutti i tempi


Si è spento Giacomo Bulgarelli

13/2/2009 9:10 Recita il sito ufficiale del Bologna Calcio 1909: Si è spento ieri sera all'età di 68 anni, dopo una lunga malattia, Giacomo Bulgarelli. Tutto il Bologna F.C. 1909, Presidente, dirigenti, tecnici, giocatori e dipendenti, si stringe alla famiglia nel ricordo di Giacomo, la più grande bandiera rossoblù.

Con lui se ne va la storica bandiera del Bologna. Spese tutta la carriera in rossoblù, dal 1958 al 1975: suo il record di presenze con la maglia del club, ben 486, di cui 391 in A, 1 nel vittorioso spareggio-scudetto di Roma con l’Inter, 54 in Coppa Italia, 3 in Coppa Campioni, 2 in Coppa delle Coppe, 20 in Coppa delle Fiere-Uefa, 4 in Mitropa Cup, 2 nella Coppa di Lega Italo-Inglese. Cifre che dicono molto, ma non esauriscono certo la statura di un campione che ha saputo essere il leader carismatico e il direttore d’orchestra della squadra che giocava come si fa solo in paradiso. Anima, cervello e forza del centrocampo bolognese, delle sue geometrie hanno beneficiato Nielsen, Haller e Pascutti prima di Muiesan e Savoldi, ma lo stesso “Onorevole Giacomino” aveva buona confidenza con il gol: 58 quelli messi a segno in rossoblù (41 in campionato). Con lui in campo sono arrivati gli ultimi grandi trionfi rossoblù: lo scudetto del 1964-65, l’unico mai assegnato allo spareggio e di cui fu splendido protagonista, e le due Coppe Italia degli anni Settanta; nel suo palmares anche una Mitropa Cup e una Coppa di Lega Italo-Inglese. Con le sue prestazioni nel Bologna ha meritato la maglia della Nazionale, vestita 29 volte: in azzurro, la conquista del titolo Europeo nel 1968 ed un quarto posto alle Olimpiadi di Roma. Negli anni Novanta, è stato apprezzatissimo commentatore televisivo.

 

Lunedì 16 febbraio 2009 Santa Messa esequiale in suffragio di Giacomo Bulgarelli

I funerali di Giacomo Bulgarelli si sono svolti lunedì 16 febbraio 2009 nella cattedrale di San Pietro a Bologna: la cerimonia funebre è stata trasmessa anche in diretta televisiva dall'emittente rete7ètv; era presente al completo la squadra del "Bologna FC 1909" e tanti componenti della squadra dell'ultimo scudetto rossoblu. All'addio solenne del grande capitano hanno preso parte quasi 7000 persone, personaggi illustri del grande calcio come Ferguson e Capello, ex colleghi come Massimo Caputi, numerosi ex rossoblu (Colomba, Trevisanello e tanti altri) oltre a migliaia di sostenitori rossoblu.
Toccante l'uscita del feretro, sostenuto a spalla dai giocatori di oggi e abbracciato da migliaia di persone in religioso silenzio.
La salma riposa ora nel cimitero della Certosa, non tanto distante dal suo presidente Dall'Ara. Prima della sepoltura, sulla bara sono state deposte sciarpe, bandiere e oggetti di culto rossoblu da parte dei fedelissimi che lo hanno accompagnato ed assistito fino agli ultimi istanti terreni.

Roberto Zerbini

 

L'omelia di Mons. Ernesto Vecchi, Vescovo ausiliare di Bologna
Per ricordare degnamente Giacomo Bulgarelli pubblichiamo l'omelia completa di S.E. Mons. Ernesto Vecchi, Vescovo Ausiliare di Bologna e "titolare" di Lemellefa.

"Giovedì, 12 febbraio, nell'ora in cui la Chiesa eleva al Padre la sua preghiera vespertina, a 68 anni, si è spenta la vita terrena di Giacomo Bulgarelli. Così, anche per questo campione fuori classe, è giunta l'ora di giocare la "grande partita" dell'eternità.
Nato e battezzato a Portonovo di Medicina nel 1940 ebbe i primi contatti col pallone nell'oratorio della parrocchia, sotto lo sguardo benevolo di Don Dante Barbanti. Dopo il trasferimento a Bologna coi genitori e la sorella Luigia, ha conseguito la maturità classica nel Liceo S. Luigi dei Padri Barnabiti e, a 14 anni, fu accolto nella prestigiosa famiglia sportiva del "Bologna Football Club". Nel 1966 si sposò nella Cappella del S. Luigi. Le nozze con la Signora Carla furono benedette da don Libero Nanni, cappellano del Bologna e in grande confidenza con i giocatori e i loro familiari. Nacquero tre figli; Annalisa, Andrea e Stefano. Giacomo era credente e ha sempre seguito con interesse le iniziative di don Libero e i traguardi scolastici e sacramentali dei figli. Ebbe un bellissimo rapporto collaborativo nell'opera educativa dei Salesiani di Bologna, dove si è prestato anche per qualche partita amichevole coi ragazzi e gli educatori.
Noi siamo convocati in questa Cattedrale per condividere il dolore dei familiari e per celebrare l'Eucaristia in suffragio di questo nostro fratello, perché, purificato da ogni colpa, possa entrare per sempre nell'area della gioia senza fine.
Con questa Messa, infatti, a noi, per volontà di Gesù, è offerta la possibilità di entrare in comunione profonda con il mistero di Cristo Redentore, che "morendo ha distrutto la morte e risorgendo ha ridato a noi la vita". Questo rito - già prefigurato dal Profeta Isaia - è il "banchetto preparato per tutti i popoli", attraverso il quale il Signore Dio "eliminerà la morte per sempre … e asciugherà le lacrime su ogni volto" (Cf. Is 25,6-8).
Ma celebrare l'Eucaristia vuol dire anche rendere grazie al Signore per tutti i benefici che ci ha dato in questa vita, come segno della sua bontà e come stimolo, perché i talenti ricevuti non vadano dispersi (Cf. Mt 25,14-30). Pertanto noi ringraziamo il Signore per aver regalato a Bologna Giacomo Bulgarelli, uno dei suoi figli migliori, divenuto icona di un popolo, capace di raggiungere i traguardi più alti, impegnando al meglio le proprie risorse umane e spirituali.
È indubbio che la nostra città, con Giacomo Bulgarelli, ha ricevuto in dono un tratto genuino della sua "bolognesità": cioè la bonomia e la gioia di vivere; l'attitudine ad assaporare, nel segno della qualità totale, il dono dell'esistenza; la voglia di lavorare, di intraprendere e di giocare; l'amore per la libertà e il gusto intelligente del sapere; la grande spinta solidale verso il prossimo e l'equità sociale; il forte senso di appartenenza ad una città a misura d'uomo, ricca di fermenti e di potenzialità.
Tutto questo ha avuto il suo primo impulso dall'anima "petroniana", che ha saputo fare sintesi tra fede e sapienza umana, dando consistenza all'intuizione che l'adesione a Cristo, non deprime, ma sorregge la nobiltà dell'uomo, il suo progresso integrale, la sua giusta autonomia.
È in questo contesto che è sorta, nella nostra Bologna, l'attitudine a convivere pacificamente, pur nella diversità delle opinioni o degli interessi e a praticare quella cortesia nei rapporti tra le persone che non esclude, anzi apprezza, la grandezza di chiamare le cose col loro nome.
Grazie alla "petronianità", lungo i secoli, la città di Bologna è fiorita in modo armonico a tutto campo: nei monumenti, nell'arte, nelle opere di misericordia e di promozione umana, nelle strutture educative e ricreative, dove lo sport - specialmente nel calcio - ha raggiunto traguardi sublimi.
Tutti ricordano quel pomeriggio del 7 giugno 1964, quando il silenzio surreale della città, alle 18.40, fu interrotto da un boato impressionante e liberatorio: Bologna all'unisono aveva espresso la propria gioia per una vittoria che aveva dato compimento ad una forte aspirazione sportiva, ma che aveva un retroterra culturale e valoriale ben radicato nella società e che la febbre del '68 avrebbe sconvolto.
Giacomo Bulgarelli era parte integrante della "bolognesità". Lo conferma il coro unanime dei giudizi, che, in questi giorni, ha esaltato la sua figura di uomo e di campione: "architetto del pallone, poeta del calcio, talento cristallino, uomo esemplare, bandiera del grande Bologna, col suo gioco ha incantato una città: la sua città".
La "bolognesità", in lui, ha sempre avuto il sopravvento. Ha incontrato mezzo mondo, ma è rimasto qui a darsi da fare, per mantenere alto il nome di Bologna e del Bologna, per fare squadra non solo in campo, ma in famiglia, con gli amici, i tifosi e le realtà vive della città petroniana.
Quella voce amplificata, che a ogni partita saliva dagli spalti della Torre di Maratona, portava in sé un grande spessore simbolico: era la consacrazione popolare non di un mito, ma di un uomo divenuto "cifra" delle grandi aspirazioni trascendentali della gente semplice, un uomo capace di rinunciare al fascino del denaro e della visibilità mondana dei grandi Club nazionali e internazionali, per rimanere vicino alla sua famiglia, alla sua squadra, alla sua città, ancora capace di rapporti umani veri.
Oggi le cose sono cambiate, anche Bologna soffre di quelle rapide trasformazioni ritenute troppo in fretta autentico progresso, in alternativa ai traguardi umani e culturali raggiunti nel passato. La rincorsa al "nuovo", fine a se stesso, ha innestato un circolo perverso che, in nome del progresso accelerato, ha smesso di assimilare la linfa vitale delle nostre radici culturali, per lasciare spazio al peggio delle culture planetarie emergenti.
Giacomo questo lo sapeva e ne era dispiaciuto, specialmente per i riflessi negativi che tutto questo aveva sul calcio, diventato l'industria del pallone, svincolata da ogni progetto promozionale. Egli, però, amava il calcio e non ha mai smesso di credere nella sua ripresa. Si adoperava per salvaguardarlo dalle insidie delle regie occulte, che sempre mettono in campo la strategia dell'antica Babilonia, la "città del caos" (Cf. Is 20,10-12), a cui allude il Profeta Isaia quando dice: "Il Signore strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli" (Cf. Is 25,7).
Per questo Bulgarelli, che nelle vicende liete e tristi della vita ha sempre abbattuto le barriere dell'incredulità, sapeva che l'orgoglio, l'egoismo, la violenza sistematica di Babilonia non possono prevalere sulla nuova Gerusalemme, la Chiesa, Corpo di Cristo e Popolo di Dio, vera città della pace, dove il "diritto e la giustizia" (Is 9,6) vengono stabiliti per sempre.
A un giornalista di "Avvenire" disse: "Chi ama lo sport deve adoperarsi per salvarlo". Perciò ha sempre sostenuto ogni vero progetto educativo, convinto che il valore pedagogico dello sport conserva tutte le sue potenzialità.
L'attività agonistica non solo contribuisce all'equilibrio fisico, ma anche a quello spirituale e porta in sé la capacità di coniugare insieme competizione e solidarietà, affermazione personale e gioco di squadra, nel superamento delle spinte egocentriche.
Per raggiungere questi traguardi, però, è necessario un progetto educativo globale, che faccia leva anche sulle risorse della fede, connesse ai frutti dello Spirito di cui parla S. Paolo: "amore, gioia, pace, pazienza, bontà, fedeltà, dominio di sé" (Cf. Gal 5, 22).
Poi, anche per Giacomo Bulgarelli, è giunta l'ora della malattia e della sofferenza. Sostenuto dai suoi cari, ha portato con cristiana rassegnazione il peso della croce, senza mai perdere la sua vocazione al sorriso.
Alla luce del Vangelo di Giovanni, il numero 8, usato in prevalenza da Giacomo, diventa per noi un ulteriore motivo di serenità e di speranza. Nella tradizione cristiana antica, il battistero aveva la forma ottagonale, perché richiamava le otto persone scampate al diluvio universale, dentro la barca di Noè.
Esse sono diventate il simbolo del tempo che sfocia nell'eternità, grazie alla Risurrezione di Cristo, celebrata sacramentalmente nella Messa domenicale. I Padri chiamavano la Domenica "giorno ottavo", perché prepara l'ingresso nella vita eterna, il Paradiso, dove effettivamente a tutti è stato assegnato un ruolo gratificante nella grande partita dell'eternità, giocata al cospetto di Dio, nella gioia senza fine della domenica senza tramonto.
Lo ha detto Gesù stesso: "Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti… e io vado a prepararvi un posto… perché siate anche voi dove sono io" (Cf. Gv 14, 1-3).
Il messaggio è chiaro e consolante, ma anche urgente: se vogliamo salvare la nostra vita e reintrodurre la speranza in questo mondo globalizzato dobbiamo riavvalorare la sequela di Cristo "via, verità e vita" in un itinerario che veramente ci abilita a giocare nel grande stadio del Paradiso (Cf. Gv 14, 6)
".

Team Roncarati

 

Il Tributo a Giacomo Bulgarelli, di Roberto Zerbini

Bologna caput mundi per l'ultima volta. Nella notte tra il 12 e il 13 febbraio 2009, il cielo si è aperto e Lui è volato via. In silenzio, senza clamori, da signore com'era. Addio per sempre, onorevole Giacomino. La voce della sua morte ha squarciato in fretta la città, è stata un pugno violento nello stomaco, in breve tempo non c'era bar, negozio o ufficio dove non si parlasse di Lui. Si sapeva che Giacomo non stava bene, me nessuno voleva arrendersi, e nemmeno pensare che un giorno ci avrebbe lasciato per sempre. Ora possiamo solo essere felici che sia esistito e che ciò che ha fatto lo abbia fatto qui, tra di noi, per ogni giorno della sua vita.

Chi non è di Bologna non può comprendere per intero il buco, l'incolmabile spazio vuoto, che Bulgarelli lascia nella nostra città, nel nostro scanzonato modus vivendi, nella storia della nostra amata squadra di calcio, che ha sempre voluto seguire fino all'ultimo giorno. Lui che del centenario sarebbe stato l'epicentro, la colonna, il simbolo, la bandiera dei nostri colori, se solo la lunga malattia -che lo tormentava dal 2002- gli avesse concesso un'ultima tregua. Pochi mesi soltanto e Lui avrebbe sollevato i tanti trofei di una lunga storia che parte dai successi di Schiavio di "Pozziana" memoria fino al Di Vaio capocannoniere della serie A di oggi.
Così, ad ottobre, in mezzo al campo sempreverde del Dall'Ara, ex Littoriale ed ex Comunale, ci sarà un altro a ripetere quei gesti. Forse Pascutti, forse Perani, ma chiunque sarà non potrà essere la stessa cosa.


Bulgarelli, il Bologna, il calcio, i colori rossoblu. Pensando a Giacomo, non si possono scindere questi elementi, perché ne era l'emblema, era l'esempio del tutt'uno che questi rappresentavano, e il calcio era tutta la sua vita. La moglie ha raccontato che nei rari momenti di lucidità degli ultimi tempi, Giacomino si cimentava in lunghe e precise telecronache virtuali di incontri mai esistiti…e se qualche "brocco" sbagliava un passaggio facile, lui si arrabbiava pure… Che bello il calcio, vero Giacomino?


E fa sorridere pure che i più giovani si ricordino di lui come della "voce della playstation", colorito gioco di successo fiorito sul finire degli anni '90, con il commento tecnico di Massimo Caputi e appunto di Giacomo Bulgarelli. I due erano stati i primi ad inventare la cronaca a due voci, commentando insieme campionati e mondiali con esiti brillanti dagli schermi di TeleMonteCarlo.
Nelle vesti di telecronista, al di là dell'indubbia bravura, gli siamo grati per aver portato anche in quel lavoro il suo sentirsi bolognese più che italiano, il suo essere schietto e divertente al contempo, e di essere stato l'unico, ma davvero l'unico, a prendere sempre le difese del Bologna durante le cronache e le moviole, così che ogni tanto si sapesse che c'era un rigore anche a favore del Bologna, e non soltanto torti subiti dalle grandi di turno.
Quanto ci mancherà, Giacomino…..


E inevitabilmente si cade nei ricordi, soprattutto per chi è già negli "anta" come me, e con il Bologna nel cuore sin da quando ero bambino. Là davanti, in attacco, c'era un certo Beppe Savoldi e quando il papà mi portava al "Comunale" spesso le si prendeva di brutto. Un po' come oggi, d'altronde, perchè il Bologna lo si andava a vedere solo nelle grandi occasioni, Juve, Inter, Milan e qualche rara partita di contorno. A dirigere la difesa con il numero 4 sulle spalle c'eri tu, Giacomo, e anche se la corsa non era più quella di un tempo, la palla la giocavi a testa alta, con la classe degli eletti e la disinvoltura di chi aveva cavalcato in mille e più battaglie. "..Ah, se tu lo avessi visto quando giocava ancora a centrocampo...l'era al miour ed tòtt..", mi ripetevano di continuo i più grandi in piedi accanto a me, e io potevo solo immaginarti, Giacomino, con la palla tra i piedi a smistare palloni veloci per Nielsen e Pascutti. Certo, esistono i filmati d'epoca, quelli in bianco e nero, quello della maledetta Corea, o quello del fantastico scudetto del '64, giusto una settimana prima che io nascessi. Però non è la stessa cosa, e non so cosa darei per averti visto per davvero correre con il numero 8, quando il Bologna giocava "come si gioca in Paradiso". Allora portasti il Bologna in Paradiso, ed ora che le parti si sono invertite, bisogna che insieme a Schiavio, a Dall'Ara e a Bernardini siate voi a scendere per dare una mano fin quaggiù, perché c'è ancora tanto bisogno di voi.

Lo so, Giacomino, che negli ultimi tempi eri molto stanco e non riuscivi più a dare il tuo aiuto come avresti voluto, ma ora che sei più libero e leggero, di sicuro da lassù userai la tua bacchetta di regista con la consueta sapienza, ma anche con umiltà ed equilibrio, le doti umane che hanno fatto di te un mito indimenticabile anche per i figli dei nostri figli. E quaggiù, sotto San Luca, quegli undici vestiti di rossoblu, da bravi scolaretti penseranno a te ogni volta che andranno in campo indossando quei due colori che non hai mai voluto lasciare. Pensaci tu, Giacomino, a dargli la luce giusta, almeno fino a giugno…non vorrai mica commentare una retrocessione sotto gli occhi di San Pietro?
E se dovesse scapparti una parolina di troppo non ti devi preoccupare: sei stato troppo gentile con tutti, qua tra noi comuni mortali, perché non te la si possa perdonare. Dall'alto, in fondo, c'è una buona visuale e potrai guardare tutte le partite che vorrai. Con il tuo umorismo e le tue battute ne usciranno certo commenti "da Dio" e quando si volteranno per guardarti vedranno il tuo sorriso bonario e genuino, così anche lassù tutti ti vorranno bene, proprio come se fossi ancora al Vicolo dei Ranocchi. Il tuo quartiere lo chiameranno Petronia e la tua casa la dipingeranno di rosso e di blu, per farti stare meglio.
Sì, starai benissimo anche lassù, onorevole Giacomino
.

Roberto Zerbini

ADDIO A BULGARELLI - FOTO GALLERIA BOLOGNA-INTER 21 Febbraio 2009 (Fotoprogress Budrio)
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