BOLOGNA
FC 1909 |
Editoriale
SERIE A: Luce a San Siro...Giaccherini sbanca Milano!
Saputo
e Donadoni per cominciare una nuova era rossoblu
Sarà
anche il 6 gennaio, ma i tre punti arrivati con il gol di Giaccherini non sono
un regalo della befana. Sono il frutto della determinazione di un gruppo che
ha cercato di vincere per novantacinque minuti. Sapendo di esporsi alle folate
offensive dei rossoneri, certo, ma consapevoli che fare male a questo Milan
non era una mission impossible. E quando Donadoni ha inserito Ferrari nella
mischia al posto di Rossettini per spingere nella sua metacampo il folletto
Bonaventura, tutte le pedine hanno trovato la loro giusta collocazione nella
scacchiera. Fortuna? Per nulla. O forse un pochino sì, quella che serve
per compiere le grandi imprese, pensando alle tante occasioni sprecate dagli
avanti del Milan.
E soprattutto guardando al migliore in campo: Mirante. Da nove in pagella. Ma
in fondo lui è lì per parare, e dunque ha solo portato il suo
contributo ad un risultato di squadra che non può fermarsi agli interventi
di un numero uno in grande giornata.
Perchè
in questo Bologna di numeri uno ce ne sono altri. Uno siede in panchina e l'altro
comanda il timone. Scomodare paragoni irriverenti con Bernardini e Dall'Ara
può apparire blasfemo, ma quando mai negli ultimi quarant'anni il popolo
rossoblu si era permesso di alzare l'asticella delle aspettative al di là
di una onesta salvezza? Donadoni viaggia a una media da champions league (due
punti a partita!), approccia bene le gare, con i cambi corregge in corsa gli
errori di percorso, come un vate coinvolge tutti i suoi uomini in un'idea comune:
le partite si possono vincere tutte, e per provare a vincere tutte le partite
dalla prossima potrei avere bisogno di te. E tutti rispondono alla grande, perchè
i risultati arrivano. Arrivano attraverso il gioco, con tanti uomini nella matacampo
avversaria, con tante conclusioni a rete, con i gol di attaccanti, centrocampisti
e difensori.
Vogliamo
parlare del chairman? Mai nella sua vita il Bologna ha avuto un presidente così
danaroso. Se lo volesse, potrebbe fare arrossire chi ha fatto la storia del
calcio italiano, da Moratti a Berlusconi, da Agnelli a Ferlaino. Cosa c'entra
Saputo con Dall'Ara? C'entra, c'entra. Sapete come arrivò a Bologna Dall'Ara?
Fu piazzato sulla sua poltrona negli anni '30 da Leandro Arpinati, forte figura
del potere littorio, ma lui, il "Renatone", di calcio non è
che ne masticasse granchè all'inizio, e il Bologna gli importava certamente
meno delle sue maglierie. Ma poi si innamorò del suo giocattolo rossoblu
fino a diventarne l'emblema, fino a morirne pur di riportare il tricolore in
città. E così, quasi allo stesso modo, si è ritrovato investito
della sua carica il canadese Saputo. Pensateci. Coinvolto nell'avventura bolognese
dalla pirandelliana figura di Tacopina, che un giorno gli disse: "...io,
te e gli altri potremmo acquistare tutti insieme un club di calcio italiano,
che ne pensi, Joey?"
Peccato che "gli altri" fossero un gioco di prestigio di Houdini,
quello della sparizione, ovviamente, e che il "taco" avesse solo i
dollari stampati del monopoli. Al primo vero CdA del Bologna l'unico a presentarsi
con il portafogli fu Saputo. Avrebbe potuto mollare lì sul piatto tre
o quattro milioni di euro (l'equivalente di una pizza con gli amici per noi
comuni mortali....) e tornarsene in Canada, ma non lo fece. E ora che il suo
giocattolino comincia a funzionare, sono convinto che non sia pentito della
sua scelta. Perchè il business è il business, certo, ma anche
perchè al chairman il sapore della vittoria piace. E pure tanto. Basti
pensare al suo Montreal Impact, prima squadra canadese a centrare la finale
di Champions americana. Dove ora ci gioca un signore che di nome fa Didier Drogba.
I
"maigoduti" obietteranno che per portare gli Impact dove sono ora,
mister Saputo ha impiegato quasi dieci anni, ma quanti di noi non sottoscriverebbero
col sangue che tra dieci anni il Bologna possa giocarsi la finale di Champions
con il Barcellona? Alzino la mano. E allora portiamo tutti pazienza, perchè
ciò che è successo al Bologna capita una volta nella vita, è
un treno che spesso aspetti ma non arriva mai, è la giocata al Superenalotto
che speri possa cambiarti l'esistenza. Un canadese che arriva a Bologna, sputa
un centello (di milioni di euro....) per portarsi a casa i debiti di Guaraldi
e la banda di Fusco. In serie B. Non succede neanche nelle favole. A volte ancora
di notte mi sveglio per la paura di essermi sognato tutto.
Anche
otto mesi fa mi svegliavo. Più o meno per lo stesso motivo. Incubi terribili.
Sognavo una orribile crocetta rossa impressa a pennarello indelebile sul nostro
glorioso biancoscudo, sognavo che il nostro nome non era più Bologna
FC 1909, ma un'indefinito "Nuova Società Sportiva Bologna 2015",
sognavo che dal terrazzo di casa guardavo rincorrere il pallone undici goffi
fantozziani bancari vestiti di rossoblu impegnati a battersi contro il Vedrana
e il Ravarino.
E avevo una sola certezza, anzi, un rammarico. Che sarei morto senza riuscire
a festeggiare l'ottavo scudetto. E che in fondo potevo ritenermi un eletto per
aver vissuto davanti alla tv il fantarigore di Bulgarelli dell'ultima Coppa
Italia targata 1974.
Ora
mi sveglio al mattino e guardo avanti. Guardo i miei figli, penso che sono un
uomo fortunato. Penso che forse, un giorno, ce ne andremo tutti insieme allo
stadio in trasferta a Parigi, o a Mosca, dove gli arbitri non guardano al colore
delle maglie, per giocarci una finale di Champions contro la Juve. Bello, no?
Roberto Zerbini
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