CALCIO: Il ritorno a Bologna di Harald Nielsen a 50 anni dallo scudetto. Una serata memorabile con i compagni del '64.
Metti
una sera a cena, tra amici. Ma se gli amici si chiamano Perani, Nielsen, Janich
e Tumburus non può essere una serata come tutte le altre. Al loro fianco
anche i figli di Giacomino, figlia e nipote del mister Bernardini, ed un grandissimo
bolognese doc come Giorgio Comaschi.
Mi trovo seduto lì -con questi eroi del passato rossoblu-, onorato della
loro compagnia, perchè il Bologna è la mia vita. Dalla nascita,
dal giugno del '64, che coincidenza! Una data che per tutti i bolognesi significa
scudetto, spareggio di Roma, due a zero all'Inter di Corso e di Suarez.
Doveva
esserci anche Nielsen, lo scorso giugno, a festeggiare con i suoi compagni il
50esimo anniversario dell'ultimo scudetto, ma un malanno improvviso lo aveva
costretto a restarsene nella sua Soeborg, in Danimarca, malgrado avesse già
prenotato hotel e volo aereo per l'Italia. Non deve essere stato facile per
Harald rinunciare a rivedere i suoi ex compagni, perchè non appena ristabilito
si è messo subito in moto telefonando di persona a ognuno di loro: "se
vengo in Italia a settembre, tu ci sei vero?".
Tutto sottovoce, alla chetichella. Come un carbonaro, Nielsen ha radunato i
vecchi amici per una serata a fari spenti, lontano dalle telecamere. Per una
sera non più "Dondolo", ma soltanto "Harald".
I vecchi compagni d'armi di mille battaglie hanno risposto presente, percorrendo
mezza penisola, pur di esserci. Come Tumburus, arrivato con il treno da Aquileia,
come Janich, anche lui in treno dalla sua Nemi, Romano Fogli, dalla Toscana,
o Lorenzini da San Benedetto del Tronto.
E ovviamente non potevano mancare i bolognesi ormai "acquisiti" come
Perani, Cimpiel e Mirko Pavinato, che di quel Bologna era il capitano. Spazio
per tutti. Allora -sul campo- come oggi -a tavola- con le loro parole, da cui
trapela il legame viscerale con la nostra città.
Il primo
a partire è proprio lui, Harald Nielsen. "Ho sempre desiderato
fare il calciatore in Italia, e quando lasciai Bologna giocai ancora all'Inter,
a Napoli, poi a Genova. Quando la mia carriera finì, per me e mia moglie
Rudi fu davvero difficile: tornare in Danimarca o restare in questo paese che
amavamo così tanto? Ritornammo così dalle nostre famiglie, ma
comprammo anche un appartamento a Monza, e poi subito dopo un ufficio per lavorare
nell'import-export tra Italia e Danimarca. Così ho continuato a fare
il pendolare tra i due paesi che amo. Un giorno mi chiamò Sivori: vieni
a fare l'allenatore con me in Argentina? Fui tentato ma decisi di continuare
nel mio lavoro, e tutto quello che ho fatto nella mia vita lo devo ai miei guadagni
qui a Bologna, insieme a tutti voi, perchè noi "insieme" eravamo
dei vincitori, noi "volevamo" vincere, era parte del nostro carattere.
E se questa sera siete qui, vuol dire che quel carattere l'avete ancora con
voi...".
Lorenzini:
"Grazie al Bologna sono diventato famoso anch'io.... a Milano contro
il Milan, nel 62, subii un brutto fallo e d'istinto morsicai il mio avversario.
L'arbitro Jonni corse verso di me: "...ma che c.... fai? -Gli ho dato un
morso!- E lui. "Vagli a chiedere scusa!" Il giorno dopo sulla Gazzetta
Altafini scrisse: "..ecco perchè il bologna ha perso: perchè
ha giocato in dieci più un cane...."
Perani:
"Ho cominciato facendo avanti e indietro tra Bergamo e Bologna, e poi
la mia avventura è finita con qualcosa di grande, se dopo cinquant'anni
se ne parla ancora...". E infine la mette in musica: "...volare, oooo-oooo,
cantare...o-o-o-o ,nel blu e nel ROSSOBLU, felice di stare quaggiù..."
Pavinato
maschera a fatica la sua timidezza: "...Sono molto felice di essere
qua con i miei compagni, con i miei amici....ora ho una moglie da coccolare...".
E viene sommerso dalle urla dei colleghi che intonano "...un capitano,
c'è solo un capitano, un capitaaaano...".
Fogli
è di sicuro quello con il miglior pedigree post-calciatore: "...chiusa
la carriera da atleta ho allenato in tutte le categorie...ricordo ad esempio
una bella promozione dalla C alla B con la Reggiana. Ho lavorato poi in Federazione
Calcio, a Firenze con Trapattoni e sempre con Trap sono arrivato alla nazionale;
poi con Gentile all'under21, con cui abbiamo vinto l'Europeo del 2004. Dopo
ho aperto una scuola calcio nel mio paese per seguire il settore giovanile....e
con il calcio mi diverto ancora!!!"
Tumburus
rivendica a ragione uno scudetto primavera conquistato a Udine durante la sua
parentesi da allenatore: "...guidai la squadra per tutto il campionato,
fino alla finalissima contro la Roma. All'andata, a Bologna, vincemmo due a
zero. Arrivò poi a Udine l'ex azzurro Ferrari, e gli venne affidata la
panchina per la partita di ritorno, che il Bologna perse uno a zero. Ma lo scudetto
arrivò ugualmente, grazie al successo dell'andata e dunque quello scudetto
lo vinsi io!"
Cimpiel
ha trovato oltreoceano la popolarità che fece fatica a conquistarsi a
Bologna: "...giocavo a Toronto, in squadra con Eusebio, e in quel campionato
c'erano fior di campioni, come Pelè, come Chinaglia... Tornato in Italia,
gestii per dieci anni una scuola calcio insieme a Mirko (Pavinato, ndr), e negli
ultimi anni ho lavorato con i giovani alla scuola calcio di Renato Villa. Una
vita intera dedicata al pallone...ho smesso un mese fa a causa del....male ai
piedi!!!".
Janich
è come sempre il più scherzoso: "...la cosa che più
mi ha divertito questa sera è stato ascoltare i miei amici, con cui ho
avuto la fortuna di giocare. Hanno tutti una buona dialettica, ma se voi aveste
visto come giocavano, la dialettica perderebbe sette a zero, tanto erano bravi
sul campo. Ci fosse stato Giacomo, invece, perdevamo due a uno, perchè
"bulgaro" nell'esposizione verbale era la persona più intelligente
e più umorista espressa dal calcio italiano in assoluto."
Mariolina Bernardini: "Guardai lo spareggio di Roma seduta sulle ginocchia della mamma, in uno stadio che, vuoi per la romanità di papà, vuoi per l'antipatia verso le milanesi, tifava Bologna all'unisono. Esultai come se lo avessi vinto io, quello scudetto, guardai mio padre correre per il campo con i brividi che ancora oggi ricordo. E sono certa che papà ci stia guardando, questa sera, così come Giacomo Bulgarelli, tanto forte era il legame con tutti voi...".
Una girandola di emozioni, di aneddoti, di piccoli racconti. Una gioia immensa
restare ad ascoltare questi personaggi che non sono semplici calciatori. Il
destino li ha resi un mito, un destino fatto di retrocessioni, di delusioni
sportive, di bufale, di presidenti-burla, ha fatto di loro una icona destinata
a durare in eterno. Come Schiavio prima di loro, come Guglielmo Marconi, come
Luigi Galvani, come Giorgio Morandi. Pronunci il nome e subito ti viene in mente
Bologna. Declamiamola un'ultima volta, questa litania: Negri, Furlanis, Pavinato,
Tumburus, Janich, Fogli, Perani, Bulgarelli, Nielsen, Haller, Pascutti.
E quando credi di essere ai titoli di coda, quando ti torna in mente la canzone
intonata da Marino, ..."penso che un giorno così non ritorni
mai più...", quando lo sconforto ti prende pensando all'Entella,
a Guaraldi, a Garics e Zuculini.......ci pensa Harald -sempre lui- a ridare
un po' di speranza a tutti.
"Questa serata, amici, è un ricordo. Un ricordo che ci servirà
per affrontare il nostro inverno, che però è solo all'inizio.
Quindi, questa sera non è per dire addio...ricordatevi che è solo
un arrivederci!".
Grazie, Harald !
Roberto Zerbini
Per informazioni e suggerimenti, scriveteci a: